Il Museo Diocesano di Salerno custodisce un tesoro unico nel suo genere ed ogni anno il numero dei turisti che accorrono in città per visitarlo cresce sempre di più. Di cosa sto parlando? Degli avori di Salerno.
Conosciuto come Paliotto salernitano, Queste tavolette di avorio rappresentano un unicum mondiale, una collezione di 67 tavole raffiguranti scene dell’Antico e Nuovo Testamento. Inizialmente gli avori erano custoditi nella Cattedrale di Salerno e molto probabilmente costituivano le decorazioni di un altare. Rappresentano il ciclo decorativo eburneo più completo e importante al mondo e sono giunte a noi in uno stato di conservazione quasi perfetto.
Origine degli avori di Salerno
Studi certi hanno dimostrato che gli avori di Salerno sono il frutto di una commissione destinata ad abbellire il Duomo di Salerno. Molto probabilmente si tratta di una donazione da parte di una ricca e colta famiglia, risalente al XII secolo. Almeno cinque scalpellini furono impegnati nella loro lavorazione e questo si evince dalle differenze di stili tra i vari cicli.
Come tecnica stilistica principale è stata utilizzata quella dell’incisione diretta sulle tavolette e, prima di incidere, la formella veniva messa in infusione nell’aceto per renderla più morbida e duttile alla lavorazione. Altra tecnica utilizzata è quella di origine carolingia di fusione diretta sull’avorio di perline di pasta di vetro nera come decorazione per gli occhi dei personaggi.
Si parla per la prima volta degli avori di Salerno nel 1510 e il suo primo elenco è datato al 1575.
I cicli degli avori salernitani
Il corpus di tavolette dell’Antico Testamento conservate nel Museo Diocesano sono quattordici. Complessivamente ne erano sedici, gli altri due avori sono conservati al Louvre (Storie di Caino e Abele) e Budapest e New York (la tavoletta raffigurante la Creazione degli animali è stata divisa in due parti). Questa serie non è completa, molto probabilmente mancano ancora sette scene. La lettura degli avori segue un andamento orizzontale, due riquadri per pezzo divisi in colonna.
Gli avori del Nuovo Testamento giunti a noi sono diciannove e inizialmente dovevano essere venti. La lettura di questa serie è verticale: le tavolette sono divise in due episodi e ciò lascia intuire che, nella posizione originaria del ciclo, avesse una funzione diversa, quasi al centro della composizione.
Le altre formelle sono, rispettivamente, medaglioni clipeati di apostoli (10), medaglioni quadrati con oranti (3), parti di cornici (15), colonnine binate (2).