Trascorrere il Natale a Napoli è un’esperienza da vivere almeno una volta nella vita: la tradizione include sia elementi sacri, come il presepe, che profani, come la tombola.
È proprio il presepe il simbolo per eccellenza del Natale a Napoli, mentre la tombola è il massimo momento di socialità in cui le famiglie si ritrovano dopo il Pranzo di Natale.
Quali sono le 7 tradizioni più importanti del Natale a Napoli? Ho provato a stilare il mio personale elenco.
1. Il Presepe
Fare il presepe a Napoli è diventata un’arte e le botteghe artigiane di San Gregorio Armeno sono la massima istituzione di arte presepiale. Conosciuta come la strada dei pastori, qui è Natale ogni giorno. I maestri danno sfoggio della loro bravura realizzando mondi in miniatura fatti di sughero e terracotta, plasmando con le loro mani i pastori. Negli ultimi anni alle statuine tipiche del presepe napoletano si sono aggiunte quelle con le sembianze di personalità di spicco della politica, sport e spettacolo, con un’occhio di riguardo ai personaggi storici napoletani antichi e contemporanei.
Gli anni scorsi già da novembre San Gregorio Armeno veniva presa d’assalto per vedere i maestri all’opera. In questo anno particolare non sarà possibile ma sono convinta che l’amore dei napoletani per il presepe resterà immutato.
Penso al presepe e la prima cosa che mi viene in mente è Natale in Casa Cupiello, commedia in cui Eduardo De Filippo portava in scena quello che succedeva ogni anno nelle case dei napoletani, quando la persona addetta all’allestimento del presepe si accingeva a prepararlo.
A casa mia il maestro allestitore era mio nonno Ciro, che con inventiva e maestria era in grado di trasformare le scatole dei medicinali in casette per il presepe. Sceglieva con cura i pastori da posizionare sul presepe e guai a chi osava cambiare di posto! Ricordo che accanto ai pastori un pò più economici c’erano alcuni di terracotta, un pò sbriciolati per via del tempo, ma ogni anno sempre pronti a rendere il presepe di mio nonno un vero capolavoro!
La tradizione vuole che il presepe deve essere allestito l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata, per essere poi riposto il 6 gennaio. All’inizio ci sono solo i pastori, nella grotta la statuina di Gesù Bambino non c’è ancora, così come i Re Magi.
Con gli anni la tradizione si è un pò persa e la dimensione del presepe si è molto ridimensionata, a punto tale che in molte case viene allestita solo la grotta con la Sacra Famiglia.
2. La tombola di Natale a Napoli
Dopo il ricco pranzo di Natale arriva inevitabilmente il momento dell’abbiocco e allora cosa si può fare per rianimare la situazione? Ecco che entra in scena la tombola: panariello coi numeri , cartelle e cartellone e si parte con qualche giro. La tombola altro non è che un Bingo casareccio. Ambo, terno, quaderna, cinquina e tombola, i partecipanti si battono fino all’ultimo numero per conquistare i premi in palio. E non manca mai chi, al primo numero, simpaticamente grida già “ambo!”, tra l’ilarità dei presenti.
È il momento di svago per eccellenza: inizialmente si giocava solo a Natale ma con gli anni è diventato un appuntamento fisso e momento di massima convivialità di tutte le vacanze di Natale.
3. L’insalata di rinforzo
Cavolfiore, olive verdi, acciughe salate e papaccelle: sono questi gli ingredienti per preparare l’insalata di rinforzo, un piatto che assolutamente non può mancare nel menu del cenone di Natale. Ma perchè “di rinforzo”? Sono diverse le tesi fatte sull’origine del nome: qualcuno parla di rinforzo energetico, visto che il cenone di Natale è ritenuto magro perchè a base di pesce. Altri fanno riferimento al sapore forte dato dalla presenza del cavolfiore, dall’aceto e acciughe salate.
Quale sarà la verità? A distanza di anni ancora non si sa. Ricordo che l’insalata di rinforzo era uno dei piatti di Natale in cui mia nonna Cecilia dimostrava tutta la sua bravura in cucina.
4. Capitone e baccalà
Il capitone che si porta a tavola a Natale ricorda il serpente biblico che sedusse Eva e cercò di fare lo stesso, senza riuscirci, con la Madonna, pertanto ha la funzione simbolica di esorcizzare la cattiva sorte.
Con gli anni questa tradizione è andata perduta e il consumo di capitone non è più quello di una volta. Cucinare il capitone è una vera e propria battaglia perchè non si lascia tagliuzzare senza opporre resistenza.
Altra battaglia quella che si scatena tra i sostenitori del capitone e quelli dell’anguilla. La differenza tra questi due pesci? Il capitone è femmina, è in grado di vivere in condizioni estreme e raggiunge anche il metro e mezzo di dimensione. L’anguilla invece è maschio, di dimensioni più ridotte e più difficile da reperire in commercio.
Il capitone viene conservato in grandi vasche, può essere cucinato in diversi modi ma a Napoli deve essere fritto, come il baccalà, altro grande protagonista delle tavole di Natale a Napoli.
Sono diverse le ricette che hanno come ingrediente principale il baccalà in Campania ma la tradizione lo preferisce fritto e in pastella. È impossibile resistere a un pezzetto di baccalà fritto, credetemi!
5. Le ciociole del Natale a Napoli
A fine del pranzo di Natale, arriva il turno delle ciociole, ovvero tutti quei prodotti con guscio che precedono i dolci. Parliamo quindi di noci, nocciole, mandorle, pistacchi, arachidi e frutta secca. Il termine ha una valenza onomatopeica, deriva infatti da “cio cio”, rumore che fanno i gusci strusciandosi l’un con l’altro.
Non possono poi mancare ‘e castagne d’o prevete, le castagne del prete, dette così perchè prodotte dai monaci provenienti da Avellino.
Una leggenda vuole che un prete caricò più del dovuto il suo mulo con le castagne ricevute in dono. L’animale, sopraffatto dalla fatica, inciampò e fece rotolare il carico di castagne nel vicino fiume. I compaesani iniziarono a prenderlo in giro ma il prete non si perse d’animo, raccolse tutte le castagne bagnate e, giunto a casa, le mise in forno. Il risultato? Le castagne risultarono molto buone e tutti apprezzarono la preparazione. Da quel momento furono chiamate proprio le castagne del prete.
6. Gli Struffoli e i dolci di Natale
Gli struffoli sono un dolce tipico del Natale a Napoli. Hanno la forma di palline di pasta (realizzata con farina, uova, strutto, zucchero, sale e liquore d’anice), fritte in padella con olio caldo e condite con miele sciolto. Un vero attentato alla linea!
Per non scontentare i salutisti, è stata creata una versione light degli struffoli, che non prevede il passaggio in padella ma la cottura avviene al forno. Una volta pronti, gli struffoli vengono decorati con frutta candida, confettini di zucchero e diavoletti, cioè minuscoli confetti colorati.
Un pò come altri dolci tipici, anche gli struffoli non sono nati a Napoli, ma sarebbero stati portati dai Greci.
Roccocò
Il roccocò è il dolce di Natale più ostico per eccellenza. Il motivo? La sua durezza. Se volete provarlo, vi consiglio di spezzarlo prima in due parti. Con gli anni è stata realizzata anche una versione in pasta più morbida.
Pasta di mandorle
La pasta di mandorle è un dolcetto colorato dalle forme più svariate che un pò ricorda il dolce siciliano. Una leggenda vuole che il Re Nasone Ferdinando IV fu ingannato da alcune suore di un convento napoletano che gli presentarono un piatto di aragoste che in realtà altro non erano che dolci.
Mustaccioli
I mustaccioli napoletani sono dei biscotti glassati al cioccolato la cui pasta può essere sia morbida che dura.
Susamielli
I susamielli hanno la forma particolare ad esse e devono il nome agli ingredienti principali della ricetta, ovvero sesamo e miele. A seconda del consumatore finale, in passato i susamielli erano fatti secondo tre ricette: quella per i nobili, quella per gli zampognari con ingredienti riciclati e quella per il clero.
A noi è giunta la ricetta destinata ai nobili, con farina bianca di prima scelta arricchita da pisto, un mix di spezie napoletane.
Raffiuoli napoletani
I raffiuoli o raffioli ricordano per forma i mustaccioli. Sono preparati con una pasta simile al Pan di Spagna e poi glassati con zucchero.
7. La minestra maritata
La minestra maritata è la regina del menu di Natale a Napoli. Il matrimonio a cui allude il nome è quello tra le verdure e la carne.
Per la caratteristica dei suoi ingredienti, la minestra maritata è detta anche pignato grasso, perchè il sapore delle varie verdure e dei pezzi di carne di maiale è molto ricco e per niente magro. Anche per il pignato è stata creata una versione light che prevede l’utilizzo di fagioli e scarole.
Quali sono i piatti tipici che prepari a Natale? Ti invito a seguirmi sui vari social per mostrarti le varie fasi di preparazione del menu di Natale a Napoli.