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San Leucio, la città ideale di Re Ferdinando

by valeria
Belvedere di San Leucio

A San Leucio alla fine del Settecento Ferdinando VI di Borbone creò una delle manifatture tessili più evolute in Europa, una colonia basata sull’eguaglianza sociale. Qui il sovrano si sentiva a casa, un luogo lontano dal trambusto della Reggia di Caserta, dove poter coltivare il silenzio e la solitudine.

A Palazzo del Belvedere, questo il nome del complesso, il re trasferì la sua residenza privata, preferendo le stanze poco decorate e spartane allo sfarzo del palazzo reale. Ferdinando trascorreva il tempo cacciando, conducendo una vita frugale a stretto contatto con i suoi coloni.

panorama di San Leucio
Il panorama di San Leucio

A partire dal 1776 San Leucio divenne il polo industriale per eccellenza per la lavorazione della seta: le stoffe qui prodotte erano apprezzate in tutta Europa e ancora oggi sono presenti al Cremlino, al Quirinale, alla Casa Bianca e Buckingham Palace.

seta di San Leucio
La pregiata seta lavorata a San Leucio

San Leucio, la città ideale

“Un modello di organizzazione comunitaria basata sul lavoro e sull’eguaglianza, garantita da una società armonicamente costruita”, questa la definizione che lo storico dell’architettura Giancarlo Alisio ha dato di San Lucio, dove la qualità della vita dei lavoratori veniva prima di tutto.

Una piccola comunità di 700 persone in cui il re più che governare amministrava da buon padre di famiglia, donando agli abitanti residenze a schiera dotate di ogni comfort.

La vita a San Leucio era regolamentata da uno statuto, emanato nel 1789, contenente diritti e doveri degli abitanti, uno dei primi esempi di organizzazione preindustriale in Europa.

Nella sua città Ferdinando riconosceva l’uguaglianza tra uomini e donne, forniva assistenza sanitaria gratuita e aveva reso obbligatoria la vaccinazione antivaiolo, un vero flagello per quegli anni. Per i bambini vi era l’obbligo di istruzione e i lavoratori più validi venivano gratificati, svolgendo un periodo di apprendistato in Francia. Tutti dovevano conoscere l’arte della seta perchè il lavoro dà dignità all’essere umano, riscattandolo dalla condizione di servitù.

L’atmosfera così diversa da quella di Caserta si respira ancora visitando il Belvedere, la fabbrica e gli appartamenti reali, questi ultimi comunicanti, perchè Ferdinando si sentiva molto più vicino ai suoi lavoratori che agli abitanti della Reggia.

La visita all’opificio di San Leucio

Dal 1997 San Leucio è Patrimonio Mondiale Unesco insieme alla Reggia, al parco e l’imponente l’Acquedotto Carolino.

Un grande arco del Cinquecento accoglie il visitatore e, dopo aver superato lo Scalone reale, si accede a Palazzo del Belvedere. Il terrazzo panoramico offre una vista da sogno su Napoli e Capri e, la presenza della ciminiera che filtrava i fumi della fabbrica, riporta subito alla realtà.

Il Museo della Seta è la prima tappa della visita: qui viene raccontata la storia del setificio, partendo dal quartiere della Vaccheria, nucleo originario da cui tutto ebbe origine.

San Lucio era anche un Casino di caccia e, per questo motivo, Ferdinando nel 1773 diede ordine di recintare la tenuta, compreso il vicino Bosco di San Silvestro.

Il salone della villa divenne luogo in cui la comunità si ritrovava per pregare, altri corpi furono aggiunti tra il 1773 e il 1776 in seguito ai lavori di ristrutturazione affidati a Francesco Collecini.

La lavorazione della seta era una pratica già diffusa nel Regno delle Due Sicilie ma Ferdinando puntava all’eccellenza. Dalla coltivazione del baco alla tessitura, l’intera filiera si svolgeva a San Leucio e le macchine industriali ancora visibili erano impianti all’avanguardia per l’epoca.

bobine di seta

Nel corso della visita è possibile osservare tutte le fasi di lavorazione della seta, dal bozzolo al tessuto. Due enormi torcitoi alimentati dall’acqua dell’Acquedotto Carolino sono ben visibili.

Percorrendo le varie sale è possibile ammirare gli orditoi che servivano a realizzare l’ordito e la trama dei tessuti, e l’incannatoio, utile per avvolgere il filato in bobine. Cartoni punzonati cuciti tra loro servivano a riprodurre il disegno sul tessuto.

seta di San Leucio

La seta di San Leucio

La sala dei telai era il cuore dell’opificio e qui sono conservate nove macchine ancora funzionanti, ognuna adatta ai tessuti che si lavoravano a San Leucio, ovvero broccato, lampasso, broccatello, damasco, velluto. C’è anche la macchina che consentiva di realizzare la coperta leuciana, una coperta matrimoniale senza cuciture. Per la loro complessità e delicatezza le macchine potevano essere lavorate solo dalle passatrici, abili operaie dalle mani piccole, capaci di far passare i sottili fili di seta da un lato all’altro del telaio.

seta di San Leucio

Dalla sala si ha accesso diretto alla Residenza di Ferdinando e, dopo aver percorso qualche stanza, si presenta il monumentale bagno della regina consorte, Maria Carolina. Al centro della stanza troneggia una grande vasca in marmo grigio di Mondragone, lunga sette metri e molto simile ai bagni termali dell’antica Roma. Le pareti sono interamente decorate, su fondo azzurro, secondo la tecnica dell’encausto, che prevedeva che il pigmento fosse sciolto nella cera calda prima di essere applicato alle pareti.

vasca in marmo San Leucio
La monumentale vasca in marmo della Regina Maria Carolina

L’unica sala decorata era la stanza da pranzo, realizzata da Fedele Fischetti. Seguono ambienti più intimi, decorati con tonalità pastello.

Nell’appartamento dei Principini fa bella mostra un clavicordo e la Residenza della Regina presenta il soffitto interamente decorato.

seta di San Leucio
Gli Appartamenti della Regina Maria Carolina

La visita continua all’esterno, dove è situata la Fontana del Tritone di Angelo Solari e nei sette giardini delle delizie, in cui vengono coltivati alberi da frutta.

fontana dei delfini San Leucio
La fontana del Tritone all’ingresso del Belvedere di San Leucio

Il declino

Per l’opificio reale la vita fu molto breve: per ironia della sorte nell’anno in cui veniva approvato lo statuto, a Parigi scoppiò la Rivoluzione, durante il quale la monarchia venne soppressa e i reali decapitati. Gli echi del moto rivoluzionario giunsero fino a Napoli ma l’esperimento della Repubblica Partenopea non durò molto.

Nel 1805 la fabbrica fu privatizzata, con l’avvento del dominio francese. L’attività andò sempre più in declino, culminando con la chiusura dell’impianto negli anni Sessanta del Novecento.

Solo grazie a ingenti investimenti è stata possibile la riapertura al pubblico, a partire dal 1999.

Come organizzare la visita

Il Complesso Monumentale di San Leucio è raggiungibile in auto con l’A1, uscita Caserta Nord e proseguendo per la statale 700. La stazione più vicina è quella di Caserta, raggiunta dalle linee Roma-Napoli e Napoli-Foggia. Da qui è possibile prendere il bus 19 che parte dal piazzale antistante la stazione, con direzione San Leucio.

Aperto tutti i giorni tranne il martedì, dalle 9.30 alle 17. Il biglietto d’ingresso ha un costo di € 9,00.

Non distante da San Leucio si trova Casertavecchia, l’antica Casa Hirta, nucleo originario della città, borgo medievale sorto su un villaggio romano.

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14 comments

Lisa Trevaligie Travelblog 20/04/2021 - 11:58 AM

Non sapevo che anche San Leucio fosse città ideale. Noi abbiamo più volte visitato Pienza e l’idea di questa organizzazione puntigliosa, a favore dell’uomo e della sua vita, ci è piaciuta un sacco. Segno anche questo borgo, e spero di visitarlo appena possibile. Tra l’altro non siamo molto lontani..

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valeria 21/04/2021 - 9:13 AM

Anche Pienza è molto bella, anche se la sua origine è antecedente a San Leucio, quindi lì c’erano altri ideali. Se hai modo di visitare San Leucio sono convinta che non ne rimarrai delusa!

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Paola 20/04/2021 - 12:45 PM

Che peccato che la città industriale di San Leucio durò così poco, doveva essere un’esperimento sociale davvero interessante, specialmente per quei tempi, molto in anticipo rispetto a esperimenti simili.

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valeria 21/04/2021 - 9:08 AM

Purtroppo è stato un esperimento alquanto utopico, testimonianza è lo stesso statuto elaborato. Poi è scoppiata la Rivoluzione e sappiamo tutti gli effetti che ci sono stati in Europa.

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Mariarita 20/04/2021 - 10:44 PM

Ce l’ho a poco più di un’ora di macchina da casa, ma ancora non ho avuto modo di visitare l’opificio. Mi piacerebbe molto, magari abbinando la sua visita a quella della Reggia di Caserta!

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valeria 21/04/2021 - 9:00 AM

Non sono molto distanti le due residenze. In alternativa a San Leucio puoi abbinare la visita a Casertavecchia, un borgo davvero delizioso.

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Teresa 21/04/2021 - 7:47 AM

Devo essere sincera, non avevo mai sentito nominare questo posto e tanto meno ero a conoscenza della sua storia. ma devo dire che è stato affascinante leggere il tuo articolo e imparare cose nuove.

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valeria 21/04/2021 - 8:57 AM

Purtroppo la vicinanza con la Reggia di Caserta ne oscura la bellezza. Merita ugualmente, meno sfarzosa e in netta contrapposizione con il caos di corte.

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Eliana 21/04/2021 - 9:34 AM

Ma che bel borgo che mi hai fatto scoprire! Non lo conoscevo e la presenza dell’opificio è sicuramente un valore aggiunto per questo luogo. Mi piace il fatto che la qualità di vita sia sempre stata tenuta in considerazione e che il benessere dei lavoratori fosse così importante.

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valeria 21/04/2021 - 12:55 PM

Era un monarca illuminato e aveva a cuore il benessere dei suoi lavoratori 🙂

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sferri81 23/04/2021 - 7:07 PM

Non sapevo che San Leucio fosse la città ideale e mi hai fatto conoscere anche un borgo bellissimo nei dettagli, che spero presto di visitare!
Un articolo esaustivo e dettagliato!

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valeria 24/04/2021 - 12:02 PM

Si parla molto della Reggia di Caserta e troppo poco di San Leucio. Eppure insieme solo patrimonio Unesco!

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Michela 26/04/2021 - 9:46 AM

Bellissimo post che ci porta in giro per il regno delle due Sicilie e la storia d’italiano!

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valeria 09/07/2021 - 3:47 PM

🙂

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